miércoles, 14 de mayo de 2008

Something is burning?

Uno. Da una settimana, no, da dieci giorni mi sveglio tutte le mattine con notizie dalla protesta agricola, interviste ai protagonisti della protesta, interviste a opinionisti che parlano della protesta, editoriali sulle ragioni della protesta, allarmismi sulle conseguenze della protesta. Tutto visto dalla parte della protesta, ovvio. Roba da farti innamorare della Cristina. Il tutto perché gli agricoltori sono tornati per strada, anche se stavolta salvo cani sciolti non per bloccarle come la volta scorsa. Che devo fare, mettere la radiosveglia sulla pop-classics? Così mi becco Mariah Carey alle sei e venti?

Due. Dicevo, allarmismi. Qualche giorno fa al tg di uno dei (due) canali mainstream cordobesi, servizio (anticipatorio, e dico poco) sul problema della mancanza di generi di prima necessità (a trattative appena fallite, e nuova protesta appena iniziata). Presentazione: "tutti stanno facendo incetta nei supermercati". Servizio: due tipi che avevano comprato un chilo di carne in più, due signore con un litro di latte uno di olio un chilo di zucchero e un pacco di pasta nel carrello. Se era incetta, era abbastanza sobria. Dev'essere l'essenzialità cordobese.

Tre. La vicina di casa, che fa la venditrice, ha cambiato lavoro da poco.
- Allora come va?
- Eh, come tutto in questo paese...
- Cioè?
- Lento, si vende poco, è tutto fermo.
Il figlio di un'amica di famiglia, che ha uno scuolabus (mercedes nuovo di pacca).
- Ah sicché hai uno scuolabus...
- Eh sì... si vivicchia, sai, in questo paese...
Erano almeno sei anni che non sentivo l'espressione "in questo paese..." la cui parte preoccupante sono i tre puntini.
Due volte lo stesso giorno, poi.

Quattro. Come andiamo a Giorgio Washington? Sono riapparse le file davanti ai cambiavalute, filette di venti, venticinque, mica tutto il giro dell'isolato, ma tutti a comprare dollari, per mettere al riparo i bajocchi. E poi gira una catena di email che dice che l'inflazione si è svegliata e a mezzanotte va, e che ci sarà l'assalto alle banche, e che ci sarà di nuovo il corralito, e nascerà un vitello a due teste e occhio ai primogeniti. Tanto gira la voce che esce la presidentessa del banco nación a dire che non è vero niente, e cosa di meglio per soddisfare i complottisti? Ha detto che non è vero, quindi domani compriamo altri duemila dollari! E poi la saggezza popolare dice che il paese va avanti a cicli di dieci anni, e sono già sei che non avvengono tragedie economico-finanziarie. Ha tutta l'aria della palletta di neve dei cartoni animati, che inizia a rotolare. Mi rifiuto di credere che sia vero (e i famosi fondamentali vanno quasi a gonfie vele), ma la tendenza alla profezia suicida autocompiuta è degna di nota. Vediamo di darci una calmata.

4 comentarios:

Tanoka dijo...

anch'io ho la stessa sensazione, una catastrofe che si alimenta della paura della catastrofe.
diamoci una clmata davvero.

saluti dal Bel Paese

Anónimo dijo...

Comunque è vero, in giro c'è una specie di rassegnazione, la gente aspetta la prossima crisi "ciclica". Penso che sia l'unico paese al mondo che vive con questa spada di Damocle sulla testa.

Anónimo dijo...

hola ragaz, bentornati.

Anónimo dijo...

Mi risulta sempre difficile avere percezioni a distanza e allora uso dei piccoli segnali indicatori come un'occhiata ai prezzi delle case che mi paiono decisamente ribassati dallo scorso luglio e alcuni amici argentini che arrancano in patria o che hanno cambiato idea sul rientro a casa dall'Italia. Stranamente, quando ho subito il più consistente furto a Baires nel 2006, stava insistentemente circolando la voce di una crisi economica, che poi non c'è stata.
Bruna