viernes, 27 de junio de 2008

Fammi segnare!

Mentre a Dino Zoff gliene dicevano di tutti i colori per i gol presi da Olanda e Brasile, il 25 giugno del '78 l'Argentina vinceva la coppa del mondo. Tutti contenti, caroselli per strada, coriandoli a tonnellate e lucciconi agli occhi dei venditori di bandiere. Bè, proprio tutti contenti ovviamente no. Il regime militare stava ancora finendo di togliere di mezzo le organizzazioni armate - e già che c'era buona parte dell'opposizione, la libertà di pensiero, di stampa, e quel che non rispondeva al sinistro ossimoro di "occidentale e cristiano" - e lo stava facendo con le maniere, diciamo, più spicce, che è superfluo descrivere. Nel trentesimo anniversario quaggiù tanto per cambiare (e ci mancherebbe altro) le voci sono tutt'altro che uniformi. La domanda fondamentale è se si poteva festeggiare tanto in circostanze così tragiche, con l'effetto collaterale che i festeggiamenti erano esattamente quel che il regime desiderava, e di cui aveva bisogno. Sicché c'è gente come Victor Brizuela, colonna del giornalismo sportivo cordobese, che difende a spada tratta l'evento sportivo e la Selección, la visione problematizzata del Canal Encuentro (del ministero dell'istruzione), e chi va a scavare nel famigerato 6-0 al Perù grazie al quale si conquistò la finale, e su cui da allora fioriscono accuse di corruzione e doping. Su un piano più privato, alcune testimonianze nei commenti a questo post sul blog la barbarie, che è quasi sempre interessante, o per i post o per la sezione dei links.

Fritzmayer, già che siamo in tema di ricordi, all'epoca si divertiva di più a giocare a pallone che a guardarlo fare in tv (a parte altre attività peculiari di un tredicenne). L'unico ricordo limpido è questo qua sotto, e non è poco.


viernes, 20 de junio de 2008

Pentitevi!

Stavo rileggendo i due post precedenti, e c'è una certa aria apocalittica. Pare che peraltro non sia io l'unico, qua e qua (un tipo preciso, mi piace) ci sono due visioni altrettanto punk o peggio. Quello che succede è che siamo un po' ipersensibili - tanto per restare in tema il proverbio dice che quando uno si scotta con il latte, poi vede una vacca e piange - e questo produce l'allegro effetto montagne russe. Due ore prima del doppio-discorso della first couple, l'atmosfera era piuttosto pesante, alla tele c'erano "incendi dolosi di campi coltivati", l'ex presidente Duhalde tramava nell'ombra come al tempo della fuga in elicottero di De La Rúa (disclaimer: questo del golpe di Duhalde è sulla bocca di tutti da anni, ma nessuno ha nemmeno mai provato a provarlo), la presidente aveva chiesto reti unificate per una comunicazione imprevista, nel quartiere si diceva "domani chiudono tutte le banche!". Poi la Presi riesce a fare un discorso senza dire una parola di troppo, tira fuori la carta della derivazione al parlamento dei prelievi mobili all'export, il paese fa un grande Pant!, Duhalde da Polifemo ridiventa Mammolo, e tutti torniamo sereni chi al ferromodellismo chi ai lepidotteri. Ne riparliamo, ovvio.

Oggi intanto è la Giornata della Bandiera. Mia figlia insieme a tutti gli altri piccoli argentini di quarta elementare farà la sua Promessa, e il bandierone si prenderà la sua parte di coccole per tornare a essere strattonato domani.

martes, 17 de junio de 2008

Non è tempo per tiepidi

Lo ha detto il ministro dei LLPP De Vido, che detto così sembra un ministro di seconda linea ma è una delle eminenze grigie del governo di Cristina Fernández, e prima di Kirchner. La situazione è... beh, fluida. Ieri sera ci sono state proteste a pentolate in varie città, fra cui la nostra. Non erano tanti ma si sa che l'importanza è proporzionale al numero di telecamere, non dei manifestanti. Non erano nemmeno tutti là per mandare a casa la presidente ma, di nuovo, il messaggio visivo va oltre le intenzioni. Si comincia a sentire la mancanza di generi alimentari, che abbia visto io olio e carne in particolare, e soprattutto di benzina e gasolio, per cui ci sono code chilometriche ai pochi distributori aperti.
Intanto l'opposizione interna peronista sta tessendo colloqui per quella che l'ex-presidente Duhalde ha definito elegantemente una "opzione interna al peronismo". Per capirci, Duhalde ieri si è beccato del meno elegante "golpista" da Luís D'Elia, filokirchnerista duro. Diversi governatori peronisti hanno preso le distanze dal governo. Il vicepresidente della Repubblica Cobos ha scritto una lettera ieri invitando al dialogo, e a trattare il problema campestre in parlamento. Kirchner sta per dare una conferenza stampa come presidente del partito, la Fernández parlerà a reti unificate fra un paio d'ore. Intanto è stata confermata per domani una manifestazione in Plaza de Mayo per commemorare il bombardamento (ad opera della marina) del '55 che precedette di qualche mese la deposizione di Perón. Messaggio: gli eredi del peronismo siamo noi, gli eredi dei golpisti gli altri. Vedremo se il resto del peronismo sarà d'accordo.


domingo, 15 de junio de 2008

Control

Da dove comincio? Da qua:


questo - che sta girando adesso dietro di me - è un bel disco, proprio, e dire che è un lp fatto con i ritagli. C'è pure una bella - criminalmente bella - versione di It's only love, una delle canzoni di Lennon che preferisco. Bryan Ferry è l'unico che può massacrare i Beatles e Dylan ed uscirne a testa alta. Quedémonos juntos in italiano si dice Let's stick together.

Anche senza Ferry comunque non ci si annoierebbe lo stesso. Insomma quando
- sembrava che le cose lentamente si stessero normalizzando
- qualcuno mi raccontava che il motto di Kirchner è "paciencia china y fuerza de gravedad"
- io pensavo ma guarda sto fiodenamignotta in senso ammirativo
- gli agricoltori si ritiravano piano piano dalle strade
- la polizia di Córdoba dialogava con i camionisti e faceva togliere il blocco davanti alla raffineria della città
- De Angeli sembrava quasi isolato con la sua ala dura della Federación Agraria più cani sciolti e la sua strategia di picchetto a tempo indeterminato
- il ministro dell'interno batteva un colpo e invitava la magistratura a liberare le strade con la più dura moral suasion
proprio in quel momento cioè ieri, di sabato, a mezzogiorno, qualcuno decide che è ora di mandare la gendarmeria a rimuovere l'unico blocco (su più di 300, si diceva) che bisognava non toccare, quello della ruta 14 a Gualeguaychú, con De Angeli in persona. Il quale De Angeli ha l'occasione di farsi trascinare sul cellulare in diretta TV, portare davanti al giudice assieme a una decina di colleghi, ricevere l'appoggio di un assembramento spontaneo, uscire stringendo la mano ai poliziotti e darsi il lusso di chiedere "pace al popolo argentino". Praticamente Mandela. No, Gandhi.

E' evidente che qualcuno vuole entrare nella sezione "suicidi eccellenti" della wikipedia. Questo l'ho scritto a caso, invece c'è davvero. Per metterci una pezza, a ora di cena uno di questi qualcuni, cioè il capo di gabinetto Alberto Fernández, agitatissimo e con le occhiaie, esce in conferenza stampa a ripetere che la posizione del governo è sempre la stessa, e deve arrampicarsi sugli specchi per giustificare l'ingiustificabile (cioè la ricerca dei sorci verdi).

Che poi l'Alberto oltre ad essere uno dei pochi nel governo a saper fare un discorso senza metterci una parola di troppo, a me sembra pure l'unico che può ancora evitare che questi si rinchiudano nel bunker. A proposito, c'è in giro un video con Bruno Ganz-Hitler sottotitolato come fosse Kirchner che è di pessimo gusto. Dicevo, se me lo fanno morire d'infarto, l'Alberto, voglio vedere che fanno dopo.

A parte il miracolo della resurrezione di De Angeli, il governo sembra piuttosto isolato. La scelta di appoggiarsi via presidenza-Kirchner al partito peronista, pare piuttosto un tentativo di occupare uno spazio ostile o comunque poco affidabile. E poi sembra limitata all'hinterland bonaerense, visto che molti dei notabili del partito nelle province sono in grave imbarazzo con il conflitto agrario quando non francamente avversi.

E dire che al principio, quando non ne sbagliava una, Kirchner faceva quello che giocava a tutto campo, apriva alla trasversalità, alla partecipazione civica, snobbava i peronisti... che è successo in questi anni? il suo programma da democristiano era troppo ardito? diceva trasversalità e voleva dire cooptazione, e non ispirava fiducia? a sinistra non aveva nessuno affidabile e si è impantanato nella palude del centro (no, non posso, al centro no, c'è l'acqua alta...), oltretutto non perdendo occasione di bastonare i radicali? fatto sta che si ritrova presidente-senza-votazione di un partito in cui cerca di tenersi su con il revival noi-contro-i-golpisti a cui non so quanti dei suoi credano, ma che in compenso causa incubi al "paese profondo". E rischia che la Presidente si ritrovi da sola a declamare l'autorità di un governo senza sostegno, il tutto per aver trattato un problema settoriale come una questione di principio e di rivendicazione ideologica.


lunes, 9 de junio de 2008

7 giugno 2008




Non sono un cinefilo, e meno al punto di studiare biografie, collezionare curiosità, ricordare chi era l'assistente al montaggio. L'interesse per Risi è arrivato per gioco, per le solite ragioni vedovili, ed in effetti era un tipo che avrebbe fatto piacere conoscere di persona, un finto cinico come mio nonno. Da vecchio, perché mi sa che da giovane non doveva essere proprio un panino all'olio. Dal documentario/intervista "Una bella vacanza", realizzato per i suoi novant'anni, ricordo questo paragrafo di splendido (e civettuolo, e al sapore di vitellone) understatement.

Insomma sono un cretino, ecco. Se dovessi definirmi con una parola sola, io sono rimasto un cretino, com'ero un cretino a vent'anni (...) Se non c'era il cinema a salvarmi, io non so che altro avrei fatto. Il lavoro del cinema mi è piaciuto molto, ammesso che sia un lavoro, perché in realtà è una vacanza, un divertimento, una fatica divertente.

Chissà che avrebbe detto vedendo gli sbrodolamenti dei colleghi che si leggevano in giro ieri. A proposito, mi sto ancora domandando perché il corriere sia andato a chiedere un commento proprio alla Loren, che evidentemente non sapeva che cacchio ricordare - anzi a un certo punto lo dice proprio. Va bene che gli altri son tutti morti. Forse il telefono della Franca Valeri era guasto?

domingo, 1 de junio de 2008

Going underground!

Con tutte le città medie nel mondo che stanno costruendo o hanno già la loro metropolitana, perché Córdoba no? L'idea galleggia in zona da anni, ma era sempre rimasta lì per aria perché, si diceva, i suoli locali non offrono garanzie di stabilità. Oltre al problemino dell'investimento, chiaro.

Invece il 5 giugno, cioè giovedì, inizia il procedimento di appalto dei lavori. C'è un'offerta privata di un consorzio di cui fa parte la Ghella per realizzare una quindicina di km di tracciato su due linee. Qua sotto il percorso.



Costo dell'opera, treni compresi, una miliardata di dollari, una cifra sproporzionata per le possibilità del disastratissimo comune. E infatti la metro verrebbe già impacchettata, da parte della Nazione, che la pagherebbe a una trentina d'anni finanziata da un "primario istituto" straniero.

Il resto, è tutto altrettanto vago: a che punto è la fattibilità, quanto tempo durerebbero i lavori - si parla di tre anni per il primo tratto, nove per l'opera completa -, chi gestirà il servizio, e a che prezzo (giusto adesso che è appena finito il primo round intorno al costo del trasporto pubblico). Ma non tanto vago da non meritare una voce sulla wikipedia, nell'interessante sezione "Castelli in aria".




Le reazioni vanno dal tsé-vabbè con risatina ironica, all'entusiasmo, passando per l'elenco di tutte le cose migliori e più urgenti in cui spendere ed ai riferimenti alla monorotaia di Springfield. Il fatto è che come detto, il pacchetto arriva preconfezionato dalla nazione e lo si prende così com'è, o niente. Cioè, con l'aria che tira lo si prende, anche perché il portafogli della nazione (dicono i cattivi come parte dell'appoggio reciproco fra il sindaco e la presidenza, entrambi in crisi d'immagine nella regione) sta per finanziare anche il completamento della circonvallazione, del sistema fognario e una rimodernata all'ospedale comunale. Il punto è se veramente tutte queste opere si faranno (e nei tempi previsti) o se rimarranno nel limbo della "politica degli annunci".