jueves, 4 de junio de 2009

Vol de nuit

Se per essere coinvolti emotivamente da un avvenimento bisogna sentirsi parte della comunità che ne è stata toccata - ne parlava ieri Nicoletti a Melog, bè direi che in questi giorni mi sono sentito decisamente parte della comunità "AF447". Me lo dice un piccolo magone costante, e il fatto che mi son letto qualsiasi cosa, ipotesi, ricostruzioni, rivelazioni off the record, anche la monnezza pura, tutta roba che di solito evito accuratamente. Poi quando ho visto il titolo "mangiati dagli squali", ho capito che era ora di smettere. Quello ai parenti dev'essere piaciuto un sacco.

D'altra parte quelle rotte là sono le stesse nostre, gli aerei più o meno gli stessi su cui si sale - e da cui si scende, l'assortimento di gente è quello. La comunità, insomma. Un altro che c'è rimasto male (...una comunità di due) è Patrick; c'è pure un link a una bella canzone di Nino Ferrer.

Ma c'è una cosa che mi ha colpito in tutta la storia - con tutti i benefici di inventario del caso - ed è sentir parlare di zone scure, senza radar, in cui le comunicazioni sono precarie, gli aerei si seguono l'un l'altro tipo ciechini in fila, per cui da terra si aspetta un segnale, o di veder spuntare un'ala da lontano, o si fanno i conti del combustibile rimasto, per poi decidere che sì, il volo è sparito e bisognerà cercarlo più o meno qua (dito che traccia un cerchio sulla cartina). Ti fai l'idea che nello stesso momento in cui ci portiamo dietro il gps a Ostia, ci compriamo 16 airbag per metterci in fila sulla circonvallazione, leggiamo il principio di precauzione stampato sul tetra del latte, c'è ancora uno spazio di notte, di poesia e soprattutto di solitudine- terribile ma anche affascinante, se solo non ci fosse di mezzo un volo civile - lo spazio di Saint-Exupéry:

Commodoro Rivadavia non ode più niente; ma a mille chilometri di lì, venti minuti più tardi, Bahia Bianca intercetta un secondo messaggio:
«Discendiamo. Entriamo nelle nubi...»
Poi queste due parole d'un testo indecifrabile apparvero al posto di Trelew:
«... veder nulla...»
Le onde corte sono così. Vengono intercettate qui, ma più in là chi attende non ode nulla. Poi, senza ragione apparente, tutto cambia. Quell'equipaggio la cui posizione è sconosciuta, si manifesta già ai vivi, fuor dello spazio, fuori del tempo, e quelli che scrivono sulle pagine bianche dei posti radiotelegrafici son già fantasmi.
Il carburante è esaurito, o il pilota, prima dell'arresto del motore, giuoca la sua ultima carta: ritrovare la terra senza schiantarsi?
(...)
Il silenzio guadagna terreno. Un silenzio sempre più pesante, che si stabilisce su quell'equipaggio come il peso d'un mare.
Allora qualcuno osserva:
«Un'ora e quaranta. Ultimo limite della benzina: è impossibile che volino ancora.» Ed è la pace.

(Antoine de Saint-Exupéry, Volo di Notte, Mondadori, trad. C. Giardini)

2 comentarios:

Anónimo dijo...

Saint-Exupery: Vol de Nuit Movie:
http://www.youtube.com/watch?v=InMAlgLl9dg

Fritzmayer dijo...

grazie!