miércoles, 22 de julio de 2009

Rischedulati

Ezeiza, interno notte. L'undici-quaranta per roma, previsto per le 22.40 e rinviato alle 24 e poi all'una, non imbarca. Siamo tutti in fila e ci dicono che a bordo c'è una squadra di manutenzione. Alle due sapremo se l'aereo è in condizione di volare o no. Veniamo mandati al ristorantino a fianco a cenare. Scene di contenuto giubilo del personale che stava per andarsene a casa. Il televisore del ristorante invece delle solite stronzate asettiche da aeroporto sta su un canale di notizie, e ci dice che è appena venuto giù l'airbus yemenita. Un gruppetto di ragazzini (fra cui la mia e un suo compagno di scuola) vanno al banco a chiedere che problema c'è. I ragazzi di aerolineas rispondono che l'aereo è appena arrivato da Barcellona e si deve raffreddare. Un po' come la mia Uno. I ragazzini tornano e annunciano "l'aereo ha i motori surriscaldati!". Risate scaramantiche. Dopo mezz'ora la tipa di aerolineas si pianta in mezzo al ristorante e dice "stiamo imbarcando!". I fortunati che hanno il pollo a metà nel piatto (da noi ancora non è arrivato, il pollo) chiedono se hanno tempo di finirlo. La tipa risponde "noi imbarchiamo, voi vedete un po' che volete fare". La gente corre (letteralmente: corre) a imbarcarsi. Siamo una manica di pazzi irresponsabili, o no? Incrociamo quelli della manutenzione con la bottiglia di plastica della cocacola mezza piena di paraflù, che tornano a terra.

No, questa del paraflù non è vera. Se l'è inventata Giorgio, un amico mio.

Quasi a casa, al ritorno, mangiando un panino all'origano, la signora seduta accanto a me dice "Ah, abita a Córdoba? Es muy insegura?". Rimango sorpreso dalla domanda, dopo quasi tre settimane di vacanze romane. Ho già perso l'abitudine. Invece la signora è al corrente degli argomenti di moda nelle conversazioni locali, anche se da 25 anni abita a Lleida. Me la immagino al telefono con la cugina che le racconta l'ultima rapina a mano armata.

Non bellissima, la signora, ma con la sua dignità di polposetta piacente, e soprattutto una voce profonda da correre a chiudersi nel bagno. Però mi dice "Sa, una non si adatta mai a star fuori, io sono di Deán Funes. Si sente la mancanza del paese, della gente, di casa. E se poi non ci sono soldi, non importa." Le guardo gli orecchini, la pelle i denti e il contorno occhi, e penso a come staranno messe le sue coetanee di Deánfune, quelle senza soldi che tanto non importa. Chissà che pensano loro della Catalogna, mentre lei si lascia andare al romanticismo in stile lettore di Tanoka.

Il porteñotto vicino a noi sul jumbo invece è contentissimo di tornare: "Questo è il mio ultimo viaggio". Quando vede che istintivamente sposto la mano sinistra chiarisce "...nel senso che non torno più a Barcellona!". Se n'è andato nel 2001 (...sigh) ma adesso ha trovato lavoro - o se lo è messo su da sé - a Buenos Aires, ed è così contento che non si arrabbia nemmeno un po' quando non gli servono la colazione perché è mezzo addormentato e ritarda dieci secondi a chiedere il succo di frutta. Lo saltano proprio! E lui, sognante: "adesso che aerolineas è dello stato, diamo una mano...". Ho capito, ma diamocela a vicenda! Il padre lo aspetta con la carne in frigo da due giorni - è stato riprogrammato anche lui - e pregusta l'asadito. Mia figlia si emoziona: "Yo también me voy a comer un asadazo!". Ho creato un mostro.

Il mostriciattolo, dall'alto dei suoi dieci anni e mezzo, fa già discorsi da cinquantenne collezionista di miglia: "con aerolineas, ci sono sempre problemi!". E con quale sicurezza! Certo che fra andata e ritorno ha raccolto il suo bel campioncino di ritardi e riprogrammazioni varie. Ma il punto non è questo: una difficoltà capita a tutti. Il punto è che cosa si fa davanti al problema. Esempi:
- quando telefono per riconfermare il viaggio mi chiedono tutti i recapiti in Italia, Argentina, e la mail; il giorno dopo rinviano il volo di dodici ore, con necessità di notte a BsAs, ma mi avvisa l'agenzia viaggi, non la linea. A che serve avere tutti i recapiti? Fanno collezione?
- la notte a BsAs non è prevista, nel senso che dovrei "reclamarla" quando arrivo a Ezeiza. "Reclamare" ha un suono un po' sinistro, mentre a stampare un voucher ci vogliono 5 secondi. Certo occorre uno che prenda una decisione, e sappia telefonare a un hotel.
- a Ezeiza la mandria del Córdoba-Mendoza sta un'ora e mezza (delle cinque di attesa) davanti alla porta chiusa del controllo di polizia. Buona parte della mandria è in viaggio dalla mattina del giorno prima, stralessa. La porta è chiusa perché siamo gli unici che devono passare di là, e piuttosto che mettere due persone in sala imbarco ne lasciano 150 sedute per terra. A nessuno viene l'idea di dare un orario e mandare tutti a mettersi comodi altrove?

Come direbbe mia madre, si perdono in un bicchiere d'acqua, ed è un peccato. Il nano liberista che ho dentro trova difficile non mettere in relazione questi dettagli con la gestione pubblica. Il nano socialdemocratico alza il sopracciglio come Spock e gli chiede: hai presente l'attenzione al cliente della tua compagnia di tel. mobile? Ecco. Ma la voce sulla musica d'attesa del call centre, quella che dice "somos la compañia de bandera de la bandera más grande del mundo" e si esalta, bè, quella...

Adesso una coattata da fanatico: per favore notare la superiore eleganza di questo aereo (secondo il sito da cui l'ho presa è quello "mio", in persona, il MD-83 LV-BDO di Austral). Non mi rompete le palle con i 737.

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