miércoles, 5 de agosto de 2009

Trasloco

Dopo tanti anni (ma tanti, tipo 16) torno ad abitare con dei compagni. La casa è luminosa, arredata con gusto, i ragazzi sembrano simpatici, siamo ben assortiti... promette bene. Poi uno di loro è una star (ma io che lo conosco vi posso dire che è rimasto un ragazzo acqua e sapone). Che emozione.

Quindi insomma, a reggere due case non ce la faccio. Eventualmente se mi cacciano perché russo troppo forte o se ci sono problemi con i turni di pulizia, posso sempre tornare qua. Per ora, saluto romanamente: se vedemo.

jueves, 30 de julio de 2009

Il virus con la coda

Proprio adesso che i media hanno riscoperto la sobrietà - direbbe Delfo "tanto i medicinali so' già venduti" - rimane lo strascico. Sono venuti a visitarci i parenti del Nord. Per motivi professionali, la parente ha conosciuto un sacco di infermieri presi a contratto come rinforzo. Gli infermieri, (mio cuggino infermiere?), le hanno detto che non lo fanno sapere ma l'ospedale è pieno di morti. Capito? La peste. I monatti. Ho cercato notizie sul Tribuno, macché. Si vede che c'è qualcuno proprio bravo a non far sapere le cose.

Ieri sera ho tossito dal verduraio. Nessuno ha detto niente, ma c'è stata come una vibrazione. Almeno, mi è parso.

miércoles, 29 de julio de 2009

Ci mettiamo a contare le diarree?

Oggi sono ricominciate le lezioni nelle scuole di Córdoba. Questo dopo che le due settimane di vacanze invernali erano diventate tre, come prevenzione dell'influenza A. Per qualche motivo non proprio ovvio, poi, mentre il ministro della sanità annunciava la fine del picco infettivo, all'istruzione decidevano di lasciare altri due giorni di vacanza. Secondo la nostra vicina è ovvio che ci stanno nascondendo qualcosa, e quel qualcosa è che la fine del mondo è vicina, tanto più che le ha detto sua cuggina che ieri all'ospedale è morta una donna e ce lo tengono nascoooosto, altro che "une grippette". Proprio adesso che il tiggì ha quasi smesso di spargere il panico, la signora mi perde il controllo.

Per qualche altro motivo, altrettanto non ovvio, nessuno vuole recuperare i giorni di scuola perduti. Sicché i famosi 180 giorni di lezione effettivi all'anno che fino a poco tempo fa erano obiettivo minimo e irrinunciabile per la dignità scolastica, sono stati degradati sul campo, e non è più necessario tenere i ragazzini in un'aula con 35 gradi a dicembre. La ragione trionfa: poi dicono che non bisogna essere ottimisti.

lunes, 27 de julio de 2009

La signorina Bates

Domenica: asadito familiare. Guest star, una nipotina di mia moglie, 17enne, in visita per le vacanze. Silenzio, rumori bucolici tipo coltelli al lavoro sulla costilla, croccanza del grassetto tostato del chinchulín sotto i denti. All'improvviso si sente zing! zing! zing! la musichetta della doccia di psycho. Abbiamo un soprassalto. La tipina arrossisce un po', dice "questo è mio padre", e alza il telefono. Bla bla bla, poi mette giù e annuncia: "ha detto che viene mercoledì: è finita la tranquillità".

Per questo vale la pena essere padre: un giorno sarai quello che interrompe la tranquillità, e avrai la tua suoneria di psycho.

miércoles, 22 de julio de 2009

Rischedulati

Ezeiza, interno notte. L'undici-quaranta per roma, previsto per le 22.40 e rinviato alle 24 e poi all'una, non imbarca. Siamo tutti in fila e ci dicono che a bordo c'è una squadra di manutenzione. Alle due sapremo se l'aereo è in condizione di volare o no. Veniamo mandati al ristorantino a fianco a cenare. Scene di contenuto giubilo del personale che stava per andarsene a casa. Il televisore del ristorante invece delle solite stronzate asettiche da aeroporto sta su un canale di notizie, e ci dice che è appena venuto giù l'airbus yemenita. Un gruppetto di ragazzini (fra cui la mia e un suo compagno di scuola) vanno al banco a chiedere che problema c'è. I ragazzi di aerolineas rispondono che l'aereo è appena arrivato da Barcellona e si deve raffreddare. Un po' come la mia Uno. I ragazzini tornano e annunciano "l'aereo ha i motori surriscaldati!". Risate scaramantiche. Dopo mezz'ora la tipa di aerolineas si pianta in mezzo al ristorante e dice "stiamo imbarcando!". I fortunati che hanno il pollo a metà nel piatto (da noi ancora non è arrivato, il pollo) chiedono se hanno tempo di finirlo. La tipa risponde "noi imbarchiamo, voi vedete un po' che volete fare". La gente corre (letteralmente: corre) a imbarcarsi. Siamo una manica di pazzi irresponsabili, o no? Incrociamo quelli della manutenzione con la bottiglia di plastica della cocacola mezza piena di paraflù, che tornano a terra.

No, questa del paraflù non è vera. Se l'è inventata Giorgio, un amico mio.

Quasi a casa, al ritorno, mangiando un panino all'origano, la signora seduta accanto a me dice "Ah, abita a Córdoba? Es muy insegura?". Rimango sorpreso dalla domanda, dopo quasi tre settimane di vacanze romane. Ho già perso l'abitudine. Invece la signora è al corrente degli argomenti di moda nelle conversazioni locali, anche se da 25 anni abita a Lleida. Me la immagino al telefono con la cugina che le racconta l'ultima rapina a mano armata.

Non bellissima, la signora, ma con la sua dignità di polposetta piacente, e soprattutto una voce profonda da correre a chiudersi nel bagno. Però mi dice "Sa, una non si adatta mai a star fuori, io sono di Deán Funes. Si sente la mancanza del paese, della gente, di casa. E se poi non ci sono soldi, non importa." Le guardo gli orecchini, la pelle i denti e il contorno occhi, e penso a come staranno messe le sue coetanee di Deánfune, quelle senza soldi che tanto non importa. Chissà che pensano loro della Catalogna, mentre lei si lascia andare al romanticismo in stile lettore di Tanoka.

Il porteñotto vicino a noi sul jumbo invece è contentissimo di tornare: "Questo è il mio ultimo viaggio". Quando vede che istintivamente sposto la mano sinistra chiarisce "...nel senso che non torno più a Barcellona!". Se n'è andato nel 2001 (...sigh) ma adesso ha trovato lavoro - o se lo è messo su da sé - a Buenos Aires, ed è così contento che non si arrabbia nemmeno un po' quando non gli servono la colazione perché è mezzo addormentato e ritarda dieci secondi a chiedere il succo di frutta. Lo saltano proprio! E lui, sognante: "adesso che aerolineas è dello stato, diamo una mano...". Ho capito, ma diamocela a vicenda! Il padre lo aspetta con la carne in frigo da due giorni - è stato riprogrammato anche lui - e pregusta l'asadito. Mia figlia si emoziona: "Yo también me voy a comer un asadazo!". Ho creato un mostro.

Il mostriciattolo, dall'alto dei suoi dieci anni e mezzo, fa già discorsi da cinquantenne collezionista di miglia: "con aerolineas, ci sono sempre problemi!". E con quale sicurezza! Certo che fra andata e ritorno ha raccolto il suo bel campioncino di ritardi e riprogrammazioni varie. Ma il punto non è questo: una difficoltà capita a tutti. Il punto è che cosa si fa davanti al problema. Esempi:
- quando telefono per riconfermare il viaggio mi chiedono tutti i recapiti in Italia, Argentina, e la mail; il giorno dopo rinviano il volo di dodici ore, con necessità di notte a BsAs, ma mi avvisa l'agenzia viaggi, non la linea. A che serve avere tutti i recapiti? Fanno collezione?
- la notte a BsAs non è prevista, nel senso che dovrei "reclamarla" quando arrivo a Ezeiza. "Reclamare" ha un suono un po' sinistro, mentre a stampare un voucher ci vogliono 5 secondi. Certo occorre uno che prenda una decisione, e sappia telefonare a un hotel.
- a Ezeiza la mandria del Córdoba-Mendoza sta un'ora e mezza (delle cinque di attesa) davanti alla porta chiusa del controllo di polizia. Buona parte della mandria è in viaggio dalla mattina del giorno prima, stralessa. La porta è chiusa perché siamo gli unici che devono passare di là, e piuttosto che mettere due persone in sala imbarco ne lasciano 150 sedute per terra. A nessuno viene l'idea di dare un orario e mandare tutti a mettersi comodi altrove?

Come direbbe mia madre, si perdono in un bicchiere d'acqua, ed è un peccato. Il nano liberista che ho dentro trova difficile non mettere in relazione questi dettagli con la gestione pubblica. Il nano socialdemocratico alza il sopracciglio come Spock e gli chiede: hai presente l'attenzione al cliente della tua compagnia di tel. mobile? Ecco. Ma la voce sulla musica d'attesa del call centre, quella che dice "somos la compañia de bandera de la bandera más grande del mundo" e si esalta, bè, quella...

Adesso una coattata da fanatico: per favore notare la superiore eleganza di questo aereo (secondo il sito da cui l'ho presa è quello "mio", in persona, il MD-83 LV-BDO di Austral). Non mi rompete le palle con i 737.

lunes, 6 de julio de 2009

Come in Argentina

Sono traumatizzato. Ho visto (alla upim) delle confezioni monodose di crema solare (e non). Due euretti e ci si porta a casa un bel 20-30 cc di prodotto, insomma un'applicazione o due. Finora le confezioni iperfrazionate le avevo viste solo alla despensa del barrio, dove la ragazzotta che non può spendere 7-8 pesos per un flacone di sciampo se ne compra una bustina e svolta la lavata di capo del sabato, e lunedì si vedrà. Idem per la tintura della signora con le radici esposte. Mi è sempre sembrata una cosa piuttosto triste, anche perché il prezzo unitario è ovviamente più alto, e la tipa che non ha i soldi per il flacone alla fine del mese si ritrova a spendere il doppio. Poi magari questi sono tutti pregiudizi miei e invece c'è sotto qualche altra ragione più semplice e anzi iperconsumista. Solo che non mi viene in mente.

domingo, 28 de junio de 2009

Matusa don't dance

A proposito di consumi possibili, io ero lì che da bravo matusa cercavo una radiosveglia, e ho trovato questo (per qualche motivo sul sito della sony argentina non sembra esserci), e mi sono sentito tanto, ma tanto vecchio. (Kleine Fritzi infatti con grande spirito autoironico ha detto subito lo voglio!)

A mo' di piccolo omaggio pop-stumo, eccolo in azione. Il povero Michelino però ballava molto ma molto meglio.

lunes, 22 de junio de 2009

Del commercio di perline colorate

Insomma quel che volevo risponderti, Tanoka, è che il mio giramento di balle è pre-consumista. Cioè, non si parla del tipo che vuole cambiare l'ipod perché si è stufato del suo che è giallo e lo vuole rosso, ma del ragazzetto che vorrebbe comprarsi il primo e unico e lo paga il doppio di quel che vale - il che in termini di potere d'acquisto fa sette-otto volte di più rispetto al suo coetaneo di altrove. La sensazione di mano altrui che ti fruga le tasche non è piacevole per nessuno.

Per noi poi, che siamo o meno consumisti ossessivi, è comunque una tragedia cosmica. Un po' perché siamo abituati molto bene (potere d'acquisto, qualche anno fa anche qualità intrinseca dei prodotti, adesso mi pare meno), un po' per il set di gusti (e ideologia) merceologici che abbiamo ciucciato dal biberon, anche se non era ancora ergonomico. Dev'essere frustrante per tutti adattarsi ad un livello di vita da secondo mondo, ma qualcosa mi fa sospettare che un tedesco ci riesca con meno paturnie di noi. Perché da coatti che siamo, ci compriamo il giubbottino tecnico da spedizione antartica per fare casa-lavoro in autobus, la padella professionale multistrato per cuocere i quattro salti, gli orologi da astronauta palombaro...

Quindi, dal gruppone dei mille-millecinque al mese (parlo per me), convinti di avere accesso al minimo indispensabile, atterriamo qua e ci ritroviamo con meno soldi (relativamente) ma in compenso con esigenze ed abitudini che ci piazzano in un segmento più alto di quel che ci si possa permettere. Esempio che ripeto come un nonno rigato, la camicia da 40 euro per-andare-a-lavorare: per trovarne una equivalente qua, bisogna andare al negozio dei principi del foro, e costa 40x5=200 (a volte anche un po' di più). Il geom. del catasto chiaramente compra altrove. Non solo, ma per l'effetto perlina questi negozi picchiano ancora più duro (quest'indio cià i soldi, orsú leviamoglieli).

Fra Coronel Pringles e Tres Arroyos, sulla RP85

Mercato piccolo, poca concorrenza? Tasse alte all'importazione? Meno economie di scala? Consumatori meno esigenti? Boh, o forse tutto questo insieme. Ma pare che questo sbilanciamento in favore del venditore non sia solo un problema del dettaglio. Stavo curiosando sulla qualità delle farine e ho trovato questa paginetta: la federazione dei panificatori sta "lavorando insieme" (eufemismo?) a quella dei molini per riorganizzare la tipificazione delle farine per uso industriale. Insomma, questi comprano i sacchi e sui sacchi non c'è la tabellina delle caratteristiche tecnologiche, o se c'è non è detto che corrisponda al contenuto reale. I molini si giustificano dicendo che non possono far miracoli con il grano che trovano in giro. Mentre ormai la specializzazione da noi (da voi) arriva al consumatore da mezzo chilo (leggo blog di cucina su cui si sperimenta con mix di farine per fare le pizzette in casa), sembra che qui, almeno a livello artigianale, si lavori al buio.

Ad ogni modo, si fa di necessità virtù: uno evita i confronti dolorosi, sposta la soglia del suo minimo indispensabile, si accorge che in fondo non è poi la questione di vita o morte che sembrava, che non esiste un diritto all'olio extravergine spremuto a freddo da olive raccolte ad inizio invaiatura e da non più di 24 ore, si ricorda che nessuna delle nostre nonne è morta per assenza di spremiaglio di Venturini, e si gode la sensazione che nessun acquisto sia ovvio (mentre là da dove vengo la sensazione è che ogni acquisto sia metà-del-tuo-dovere), anzi l'ovvietà è non comprare mai niente nella prima visita al negozio e farsi tirare giù 15 modelli di qualsiasi cosa per comprarne rigorosamente uno solo; e poi, a farlo durare. Non è detto che ci vada poi tanto peggio.

miércoles, 17 de junio de 2009

Tutti figli di Alberto Sordi

Nella commovente (e pessimamente fotografata) natura morta, un intenso angolo di patria oltreoceano. Cosa non faremmo per sentirci vicini alla nostra bella Italia. La caffettiera coi baffi, la pentola a pressione dell'omino Linea, il disegnatissimo bollitore regalo di nozze, e, appena comprata, la cucina fabrianese-polacca. E' italiano pure lo strofinaccio rosso che si intravvede a destra: le madri fanno cose misteriose.


Ovviamente tutto sto bendiddio viene dal trasloco, perché non siamo né così patriottici, né milionari (solo il bollitore equivale a cinque pantaloni di marca). La cucina invece era l'unica tecnicamente possibile.

Ora, la suddetta cucina, prezzo e qualità media (ma c'è dell'ambizione, basta guardare il sito: il target asciuga il cane col phon) ci ha scucito uno stipendio medio - e menomale che non abbiamo spazio per una più grande. Da dove vengo, è una robetta economica e con uno stipendio medio ce ne compri cinque. Certo che - esperienza diretta - è anche vero che da dove vengo se solo chiedi informazioni sotto i 600 euro la venditrice ti guarda e pensa "ma i morti de fame tutti a me?".

Come si sono agevolmente resi conto Delfo e questo signore anonimo, nonché il Tano Gadget-man, ci sono (molti) casi in cui nostri soldi valgono pochetto.

Quindi la prima cosa che bisogna fare venendo a vivere costì - dopo aver sbaciucchiato l'asfalto dell'aeroporto - è smettere di fare confronti. So' due cose avurse.

sábado, 13 de junio de 2009

Para dura

Invece della solita Silvia, le ultime volte che ho aperto facebook ci ho trovato il consiglio: "fatti amico di Marcela". A parte che poi toccherebbe vedere se Marcela vuole essere amica mia, con la Silvia in questione si hanno amici comuni, quindi la cosa ha un suo senso; la Mar invece sarebbe un'estranea, se non fosse che: a. è cordobesa e vive a roma; b. ha un blog su blogspot su cui devo aver lasciato qualche commento taaanto tempo fa, mentre lei non mi pare proprio che passi da queste parti. Allora, feisbuc ha incrociato gi indirizzi e ha pensato uh guarda, questi abitano al contrario? oppure si è andato a cercare i commenti dimenticati in giro? vuole metter su il circolo perfetto? vale la pena tanta raccolta di dati del cavolo (al pedo, poi)? saprà che una volta ho lasciato una sciarpa a casa di Marina? come fa a sapere che la Silvia di cui sopra è proprio il mio tipo di brunetta-sgagioa? la lettura intensiva di Philip Dick mi ha bruciato i neuroni da piccolo? sono io che scrivo queste cose o sono controllato a distanza da Nixon?